(Testo italiano a seguire in basso)
INTRODUCTION
TO PAIRING WINE AND FOOD
- sweetness, due to the presence of sugar;
- pseudo-heat, due to alcohol;
- roundness, due to sugar alcohols (for example glycerin).
- acidity (technically defined as "freshness");
- tannins (only for reds);
- minerality (or flavor).
- fatness (animal fat, butter, egg yolk);
- sweet tendency (carbohydrates, cheeses, tomatoes, some meats, fish and seafood);
- succulence (broth or cooking liquid);
- greasiness (oil);
- sweetness (sugars).
- flavor (salt);
- raw acidity (vinegar, marinades);
- cooked acidity (undercooked tomato);
- spiciness (spicy foods, aged cheeses);
- slightly bitter tendency (smoked, some leaves such as radicchio, grilled foods).
Matching by contrast
Matching by concordance
On the other hand, there are some characteristics of foods that do not need to be contrasted, but rather emulated by wine. Soft food therefore with soft wine, and hard food with hard wine. Why do some feelings want contrast and others agree? I don't know if there is a definitive answer to this question, and all in all it is not important. Just let it work. But here are some features that require concordance. Structure. A structured dish (red meat, consistent sauce) requires structured wine (ie with the presence of tannins and abundant extractive matter). A light wine would disappear in front of a majestic roast, or would only annoy it without enhancing it. And a great red wine is certain to stumble upon a delicate tomato and basil sauce, like an elephant in a porcelain shop, to fall ruinously to the ground, dragging the diner's mood with it. Sweetness. A dessert (chocolate, canapé, Nutella, apple pie, it doesn't matter) wants a sweet wine. The sweetness at the table is like in a couple of lovers: it must come from both, otherwise the disappointment is strong! This is a rule to which I challenge anyone to find exceptions. Structure and sweetness are the main characteristics of matching by concordance. If these are wrong, we risk the fatal wrath of the guests, who we will soon be able to count among our best ex friends. Then there are two other characteristics about which we can be less absolutist, but which should always be kept in mind. Aromaticity. An aromatic food (for example a delicate herb sauce) will be enhanced by an aromatic wine. Aroma is one of the main characteristics of wine, often overlooked: those who drink well always smell the wine before bringing their lips to the glass. (And he looks at it before smelling it.) And even after swallowing, the aftertaste that lingers for a few seconds is an olfactory sensation rather than a gustatory one. An aromatic food paired with a wine without aroma would overwhelm it on the nose, while an aromatic wine could distort the perception of a non-aromatic food. Persistence. The wine / food pairing is a relay race. At the table we all alternate bites and sips, and each of them passes its flavor to the next. If persistent organoleptic sensations in the dish leave behind those of the glass, or vice versa, in the end the result will be unbalanced. Wine and food start off the blocks together and must reach the finish line together.Winner takes all?
INTRODUZIONE AGLI ABBINAMENTI
Non esiste il vino migliore, esiste il vino abbinato meglio. A meno che non ci troviamo ad una fiera del vino, con il solo scopo di provare un grande numero di prodotti in rapida successione, tutti noi beviamo vino durante i pasti. Quindi il protagonista è di solito (anche se non sempre) il cibo, a cui va abbinato un vino adatto, così che si possano esaltare a vicenda. Qualche volta pò accadere anche il contrario: protagonista è un vino e si costruisce un menù intorno ad esso. Ma i principi dell’abbinamento sono gli stessi.
Il piatto più squisito può essere rovinato da un vino sbagliato, magari costoso. Così come il gusto complesso di un grande vino può essere stravolto se condannato ad un abbinamento infelice. Come due sposi di eccelse, ma incompatibili, doti individuali possono creare un disastro di famiglia, così una grande vino e un grande piatto che risultino incompatibili fra di loro possono rovinarci la serata senza appello.
Ma come abbinare il vino giusto ai nostri piatti? Spazziamo subito il campo da vecchi e radicati preconcetti, come quello che prescrive vini rossi per la carne e bianchi per il pesce. O come quello che vuole che un vino buono debba essere costoso. E pure ammettiamo subito che de gustibus non est disputandum, non si discute del gusto personale. Quindi, se qualcuno vorrà attuare l’esatto contrario di quello che io, o qualunque altro sommelier, possa suggerire, va benissimo se questo risulta in un abbinamento di suo gusto!
Date queste premesse, come destreggiarsi in cantina, o in enoteca, quando dobbiamo scegliere? Nel corso degli ultimi decenni le associazioni di sommelier, ed altri esperti, hanno sviluppato una serie di criteri che si sono affermati per la loro generale affidabilità.
Qui utilizzo quelli dell’Associazione Italiana Sommelier, di cui faccio parte e con cui collaboro come scrittore e organizzatore di eventi. Il corso da sommelier richiede molti mesi di impegno e tratta di molteplici questioni di carattere interdisciplinare, è stato il programma di studi forse più appassionante della mia vita. Lo consiglio con entusiasmo.
Ma non serve essere sommelier per ottenere buoni abbinamenti. In queste poche pagine mi propongo di fornire un metodo rapido e facile per chiunque abbia voglia solo di stare attento a qualche dettaglio per migliorare la propria esperienza a tavola.
Conviene per il nostro fine raggruppare le sensazioni organolettiche di cibo e vino in due grandi categorie: morbide e dure.
Esistono tre tipi di sensazioni morbide del vino:
dolcezza, dovuta alla presenza di zucchero;
pseudo-calore, dovuta all’alcol;
rotondità, dovuta ai polialcoli (ad esempio la glicerina).
Le sensazioni dure del vino sono:
acidità (tecnicamente definita come “freschezza”);
tannicità (solo per i rossi);
mineralità (o sapidità).
Per quanto riguarda i cibi, le sensazioni morbide sono:
grassezza (grasso animale, burro, tuorlo d’uovo);
tendenza dolce (carboidrati, formaggi, pomodori, alcune carni, pesce e frutti di mare);
succulenza (brodo o liquido da cottura);
untuosità (olio);
dolcezza (zuccheri).
Le sensazioni dure del cibo sono:
sapidità (sale);
acidità cruda (aceto, marinature);
acidità cotta (pomodoro poco cotto);
speziatura (cibi piccanti, formaggi stagionati);
tendenza amarognola (affumicati, alcune foglie come il radicchio, cibi grigliati).
Per ottimizzare il gusto finale bisogna considerare le caratteristiche organolettiche (morbide o dure) del cibo e del vino e abbinarle armoniosamente. A questo scopo utilizzeremo due criteri: il contrasto e la concordanza.
CONTRASTO: Cibo duro e vino morbido, o viceversa, diremo che “contrastano”.
CONCORDANZA: Cibo dolce e vino dolce, oppure cibo strutturato e vino strutturato, diremo che “concordano”.
Abbinamento per contrasto
Un abbinamento si definisce “per contrasto” quando le caratteristiche organolettiche del cibo (dure o morbide) richiedono di essere equilibrate al palato da caratteristiche opposte nel vino (morbide o dure).
Come abbinare quindi vino morbido e cibo duro e viceversa? Il discorso potrebbe essere molto lungo e articolato, con mille sfaccettature, ma cercherò di riassumere in una tabellina.
L’alcol, il protagonista del vino per eccellenza, è una specie di jolly: in sé foriero di sensazione morbida (pseudocalore, quella finta sensazione di calore che produce appena inghiottito) può anche suscitare una sensazione dura in vini di corpo ed in presenza di cibi morbidi.
La tabellina qui sopra tornerà utile a progettare buoni abbinamenti, ma naturalmente non deve essere pensata in modo rigido. Per esempio, la differenza organolettica tra grassezza e untuosità non è sempre così netta: il burro fuso è grasso (e richiede quindi vino acido o effervescente) o unto (e richiede quindi alcol e tannini)? Probabilmente possono andare bene entrambi! La sfida sarà di cercare di volta in volta l’abbinamento giusto per ogni specifico piatto.
Infine una considerazione che vale per tutti gli abbinamenti: uno stesso vino risulterà più “morbido” se bevuto più caldo, e più “duro” se più freddo. Un motivo in più per fare attenzione alla temperatura di servizio!
Abbinamento per concordanza
Ci sono invece alcune caratteristiche dei cibi che non richiedono di essere contrastate, ma piuttosto emulate dal vino. Cibo morbido dunque con vino morbido, e cibo duro con vino duro.
Perché alcune sensazioni vogliono contrasto e altre concordanza? Non so se ci sia una risposta definitiva a questa domanda, e tutto sommato non è importante. Basta che funzioni. Ma ecco alcune caratteristiche che richiedono concordanza.
Struttura. Un piatto strutturato (carne rossa, salsa consistente) vuole vino strutturato (cioè con presenza di tannini e di abbondante materia estrattiva). Un vino leggero sparirebbe davanti a un maestoso arrosto, o gli darebbe solo fastidio senza valorizzarlo.
E un grande vino rosso è certo di inciampare in una delicata salsa pomodoro e basilico, come un elefante in un negozio di porcellana, per cadere rovinosamente a terra trascinando con sé l’umore del commensale.
Dolcezza. Un dolce (cioccolatino, tartina, Nutella, torta di mele, non importa) vuole un vino dolce. La dolcezza a tavola è come in una coppia di innamorati: deve venire da tutti e due, altrimenti la delusione è forte! Questa è una regola alla quale sfido chiunque a trovare eccezioni.
Struttura e dolcezza sono le principali caratteristiche di abbinamento per concordanza. Se sbagliamo queste, rischiamo l’ira funesta dei convitati, che presto potremo annoverare tra i nostri migliori ex amici.
Ci sono poi due altre caratteristiche su cui possiamo essere meno assolutisti, ma che conviene sempre tener a mente.
Aromaticità. Un cibo aromatico (ad esempio una delicata salsa alle erbe) sarà valorizzato da un vino aromatico. L’aroma è una della caratteristiche principali del vino, spesso trascurata: chi beve bene annusa sempre il vino prima di avvicinare le labbra al bicchiere. (E lo guarda prima di annusarlo.)
E anche dopo la deglutizione, il retrogusto che aleggia ancora per qualche secondo è una sensazione olfattiva prima che gustativa. Un cibo aromatico abbinato ad un vino senza aroma lo sovrasterebbe all’olfatto, mentre un vino aromatico potrebbe distorcere la percezione di un cibo non aromatico.
Persistenza. L’abbinamento vino/cibo è una corsa in staffetta. A tavola tutti noi alterniamo bocconi e sorsi, e ciascuno di essi passa il proprio sapore al successivo. Se persistenti sensazioni organolettiche nel piatto si lasciano dietro quelle del bicchiere, o vice versa, alla fine il risultato sarà squilibrato. Vino e cibo partono insieme e devono arrivare al traguardo insieme.
Asso pigliatutto?
Per quanto ci possiamo sforzare, non illudiamoci di poter sempre trovare un buon abbinamento per tutto. L’esperienza di decenni di degustatori professionisti ci fa sapere che ci sono piatti inabbinabili: gelati, preparazioni con forte presenza di agrumi, piatti marinati ricchi di aceto, carciofi crudi e quasi tutta la frutta fresca. Meglio lasciar perdere e bere acqua!
Una nota per finire. In un mondo ideale, non esisterebbe un vino da tutto pasto. In pratica questa è una condizione cui siamo condannati nella realtà, specialmente al ristorante e se siamo in pochi a tavola. Tipica la cenetta romantica in due, in un locale trovato dopo accurate ricerche, a lume di candela. Che fare se l’antipasto è delicato e aromatico, il primo piatto di media consistenza e la carne ben strutturata? Un errore rischia di rovinare l’atmosfera e compromettere il risultato di tanti sforzi!
In questo caso il consiglio di tanti sommelier, che mi sento di condividere, è di aprire una bottiglia di riesling di fascia alta, possibilmente un po’ invecchiato. Meglio quelli alsaziani o tedeschi, generalmente più corposi, lunghi di retrogusto ed equilibrati rispetto ad altri. Sarà un compromesso, ma una buona preparazione ai compromessi necessari nella vita di coppia! In molte occasioni sono stato sorpreso dall’adattabilità di questo vitigno a piatti molto diversi, comprese le ricette in agrodolce o leggermente speziate di alcune cucine asiatiche.
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